Dolciano e il vaso di François.
- biancapinelli (Alina)
- 22 mar 2021
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 21 mag 2021
Il vaso di François venne ritrovato da Alessandro Francois (1.796-1857) a Fonte Rotella, in direzione di Chiusi, che era parte della Tenuta Granducale Dolciano.
Rappresenta un'importante testimonianza dello scambio tra l’Etruria Arcaica ed il mondo greco.
Il vaso fu realizzato dal vasaio Ergotimos e dipinto dal ceramografo Kleitias, giunto in Etruria attraverso i fiorenti commerci dell’epoca che avevano a Cerveteri il punto nodale di smistamento.
Misura circa 66 cm di altezza per 57 cm di circonferenza.
Il vaso di François è un caposaldo della ceramografia a figure nere.
Il vaso risale al 565 a.C. e veniva utilizzato per la miscela di acqua, miele e spezie per diluire il vino che altrimenti sarebbe stato troppo alcolico.
La miscela veniva poi versata nel cratere che solitamente veniva posizionato al centro della stanza adibita al banchetto o al simposio. L’etimologia della parola identifica le radici del nome “cratere” nel verbo greco “kerao” (κεράω, κεράννυμι), «mescolare», ad indicare l’azione di miscelare il vino pronto per il consumo e per essere così attinto con le coppe da ciascun commensale.
Viene chiamato vaso di François perché venne ritrovato da Alessandro Francois (1.796-1857) a Fonte Rotella, in direzione di Chiusi nel 1844. Oggi è custodito nel Museo Archeologico di Firenze.

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